KIEV: 24 FEBBRAIO di Alessio Miglietta
Nel grigiore della città
tra muri di cemento e nebbia fitta si staglia una figura che oscura il panorama.
Veste di stracci e cammina tra macerie
la sua voce è un grido disperato.
È guerra ed è così che strappa il cielo
dove l'eterno rumore dei cannoni
rompe la quiete di ogni paese
e scioglie il sangue degli uomini.
Le madri piangono e i padri lottano
i figli vedono spezzarsi l'innocenza
mentre il sole danza sui campi di battaglia
e la morte avanza senza tregua.
Questa violenza è densa come asfalto
è l'ombra di un male che avvolge ogni anima
e spegne la luce della speranza
in un mondo senza più pietà.
Le bandiere sbiadite si agitano nel vento
la fiamma della libertà brucia nel cuore
i deboli muoiono senza una ragione
in questo labirinto di dolore
Il fumo degli incendi copre il cielo,
i soldati gridano e piangono
lasciandosi alle spalle solo terre desolate
e ricordi di un tempo ormai perduto.
Gioco perverso che non ha vincitori,
solo sconfitti che tornano a casa
con le ferite dell'anima ancora aperte
e il peso di un'umanità troppo fragile.
La pace è il canto che eleva l'anima,
il tempo che guarisce ogni ferita
è la speranza che un giorno questa follia
possa essere solo un lontano ricordo.
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