La nota di lettura di Gino Rago su L'IMMAGINE DEFORME

Onorato di una firma così importante, di seguito troverete una nota di lettura di Gino Rago (che ringrazio infinitamente), poeta e membro della redazione dell’Ombra delle Parole, su L'IMMAGINE DEFORME. 


◇◇◇ Alessio Miglietta, L’immagine deforme, Edizioni Ensemble, Roma, 2024, pp. 82
 
Per Alessio Miglietta, come fu per l’intera opera poetica di Robert Frost, la poesia comincia quando una emozione ha trovato il pensiero e un pensiero ha trovato le sue parole. Una conferma, severa e luminosa, è nella Sez. 2, Lo sconosciuto, del suo libro poetico L’immagine deforme, del 2024, allorché a pag. 32 Miglietta scrive:
 
Osservo questo viso scavato
Ombre profonde cadono come pioggia di novembre
Con rispetto e meraviglia, come fossi un altro
Penso ai giorni felici, le risate, l’amore
Ora svaniti, come foglie al vento sgretolate
Tento di difendermi da questo disastro 
Da questa nausea che non è solo fisica
Ma quasi una guida astrale
Nel labirinto di specchi, le personalità si confondono
Vecchie strade si allungano in curve impossibili
E mi portano all’uomo che oggi rinnego”
 
Una composizione in cui l'autore sposta il suo baricentro poetico verso il paradigma dello specchio, immergendo il pensiero poetante perfino in un labirinto di specchi, nella coscienza piena del definitivo tramonto del modernismo poetico metafisico, tramonto del modernismo metafisico che spinge la letteratura e la poesia di Occidente verso il post-modernismo, il quale, proprio nello “specchio”, (ma anche nel “labirinto” e nella “biblioteca”), trova il suo elemento emblematico. Non è un caso che sullo “specchio” si siano pronunciati in tanti, fra filosofi estetici , narratori e narratrici, da J.M.G.Le Clézio, in Estasi e materia a M. Merleau-Ponty in L’occhio e lo spirito, da E. Cioran in L’inconveniente di essere nati a M. Zambrano in Chiari del bosco. Ma Alessio Miglietta, nel verso che sorregge l’intera composizione, si spinge oltre e lo fa con il suo stile personalissim, e ormai riconoscibile, perché scrive: «[…] Nel labirinto di specchi, le personalità si confondono[…]», aprendo la propria tensione linguistica verso il Roland Barthes de L’impero dei segni, laddove Barthes scrive: «In Occidente lo specchio è un oggetto per essenza narcisistico: l’uomo non concepisce lo specchio che per guardarvicisi. Ma in Oriente lo specchio è vuoto: è il simbolo del vuoto stesso dei simboli («Lo spirito dell’uomo perfetto – dice un maestro del Tao – è come uno specchio. Non afferra nulla ma non rigetta nemmeno nulla. Riceve ma non conserva»). Lo specchio non intercetta che altri specchi, e questa riflessione infinita è il vuoto stesso».

Restando in medias res, un’altra composizione ha attivato le mie meditazioni da sviluppare nei tre piani fondamentali del linguaggio scritto, i quali, secondo il pensiero dello stesso Barthes di Il grado zero della scrittura, sono la lingua, lo stile e la scrittura, ed è la IX della Sezione 3, Un fantasma nel corpo (p. 43):
 
“In un riflesso sfocato dai vapori della doccia
Mi perdo nel vuoto che c’è intorno a me
Nel mistero di un aspetto rubato a uno scheletro
Il passato è un fiume che corre, senza riva né foce
Dov’è che mi sono perso, in questa distruzione?
Non vedo la luce, non sento chiamare il mio nome
Nel silenzio di fuoco, mi perdo nell’uomo
Specchio che mi hai tradito
Restituiscimi un’ultima volta
Il me di dieci anni fa
Nella notte in frantumi, cerco ancora il mio volto
Tra nere poesie e un’eterna domanda
Quando hai deciso di ucciderti in questo modo?”
 
Ma qui l’oggetto-specchio migliettiano va interpretato anche secondo l’idea di T. W. Adorno, in Dialettica negativa, (Einaudi, 1970, pag. 68), dove Adorno scrive: «Lo specchio è un concetto aporetico per eccellenza, perché converte il più concreto nel più astratto, e quindi il più vero nel più falso. In ciò lo specchio è l’esatto contrario dell’essere, concetto anch’esso aporetico in sommo grado, perché quest’ultimo “trasforma il più astratto in più concreto e quindi più vero». Per questo dallo specchio il poeta si sente tradito, ma fu anche per questo che, secondo la mitologia Atena consegna a Perseo non la spada, ma lo specchio, perché l’eroe possa guardare di riflesso la bellezza ambigua, annunciatrice del frutto finale dell’Oceano insondabile; proprio lo specchio perché, non vedendo la Medusa direttamente, egli si liberi di ogni sensazione connessa a tale vista.
 
Ma Miglietta butta sé stesso oltre la siepe e propone un verso tragico:
 
“Nella notte in frantumi, cerco ancora il mio volto”.
 
Si entra così nella Estetica del frammento e della frammentarietà da contrapporre all’ordine metafisico, si entra nelle “filosofie del frammento” che sono in grado di restituire dignità alle irriducibili singolarità delle esperienze concrete di ciascuno il frammento può venire compreso come la cifra caratteristica della contemporaneità in cui il mondo moderno si pone sotto il segno della dispersione, della deflagrazione del senso, della moltiplicazione delle prospettive. Nelle sei sezioni che compongono il libro c’è una cifra tematico-stilistica costante. Ogni poesia inizia con il piacere della scrittura e termina nella saggezza. ◇◇◇


A cura di Gino Rago, nato a Montegiordano (CS) il 2. 2. 1950, residente a Trebisacce (CS) dove, per più di 30 anni è stato docente di Chimica, vive e opera fra la Calabria e Roma, ove si è laureato in Chimica Ind.le presso l’Università La Sapienza.
– Ha pubblicato le raccolte poetiche L’idea pura (1989), Il segno di Ulisse (1996), Fili di ragno (1999), L’arte del commiato (2005).
– Ai suoi libri poetici hanno dedicato saggi critici S. Gros-Pietro, G. Linguaglossa, S. Montalto, L. Reina, A. Rienzi e altri.
- Con componimenti lirici e recensioni ha collaborato e collabora con svariate riviste letterarie (Poiesis, Poesia, Polimnia, Vernice, Paideia, La Procellaria, La Clessidra, Hebenon).
- Per l’edito e l’inedito è stato proclamato vincitore assoluto al Rhegium Julii, al Fiera di Casalguidi, al Città di Manduria, al Libero De Libero di Fondi, al Città di Quarrata, all’Alessandro Contini Bonacossi, al Pietro Borgognoni di Pistoia, al Città di Mesagne, al Lorenzo Calogero, al Premio Athena-Galatina, al Città di Aprigliano, al Città di Lecce, fra gli altri.

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