ALESSIO MIGLIETTA: ARTE E RIBELLIONE NELLA POESIA CONTEMPORANEA
Un’anima ribelle dalle tinte noir e dal cuore di luce
Quando leggiamo una poesia attraversiamo diversi stati dell’essere di chi l’ha scritta. Ogni autore porta il suo sentire in parole che a poco a poco diventano versi in cui traduce le sue emozioni. Dall’esaltazione al malessere… Tutto s’incanala in liriche che riassumono il suo mondo, ciò che vive, fatto di milioni di sfaccettature, una diversa dall’altra, per questo la poesia non può essere copiata. Nella poetica vivono elementi così personali e unici che nessun poeta li avverte a ugual misura; ogni anima è a sé. Ogni intento cambia nel poetare: c’è chi declama il suo amore per la vita, per la propria donna o uomo, per la natura. Chi esalta il suo il tormento, il suo travaglio esistenziale, e chi il suo ego…
C’è chi invece, come l’ospite di oggi, che va oltre e a livello globale cerca di smuovere le coscienze. Della sua opera, Poema nero, dice: “L’intenzione è sempre stata una, da quando ho preso la penna in mano: lasciare una traccia profonda capace di smuovere le coscienze per mettere da parte, anche solo per un attimo, le comodità e la superficialità del nostro tempo”.
Vedendo la sua produzione letteraria mi sento di definirlo: un poeta dell’oscurità, ma tengo a precisare che l’oscurità di cui parlo è solo apparente: filtra tanta luce nei suoi componimenti; sa cogliere il buio dei suoi pensieri, riscriverli e liberarli… lasciarli riportar luce nel mondo. Attraverso la sua poetica ridona forma alla realtà che vive, aprendo altre strade: tentando di lasciare al lettore quel senso di ribellione, rivalsa, di forza per resistere e continuare a lottare per ciò in cui crede. La comunicazione per lui è fondamentale; il suo impatto è potente, proprio come può esserlo la musica rock: che associo a Miglietta perché non solo compone ma è un amante della musica Rock tanto da analizzarla nel profondo, offrendo a chi lo segue la sua personale visione sui grandi musicisti, le grandi band del passato. Un autore che ama andare controcorrente, non seguendo la massa, ma ciò che è. Ama sperimentare e dare un’impronta tutta sua alla sua produzione letteraria, senza filtri né etichette.
Benvenuto, parliamo del tuo libro: Poema nero, un poema nel vero senso della parola a quanto scrive il prefatore della tua opera lo scrittore Aldo Luigi Mancusi. Come nasce?
AM. L’idea di scrivere un poema – non solo nel titolo, ma nel vero senso della parola – è venuta dalla volontà di dare forma a un’opera che trascendesse la semplice narrazione: un affresco in cui ogni verso potesse dipingere le sfumature dell’animo umano, dalla luce struggente alla bellezza amara delle ombre. Le parole, in quell’istante, si fecero strumento e simbolo, capaci di raccontare una traiettoria di vita, di società, con l’intenzione di creare qualcosa di unico.
Il contributo di Aldo Luigi Mancusi, amico e collega di penna, con la sua prefazione ha ulteriormente illuminato questo percorso, frutto di nove anni tra struttura, stesura, varie revisioni. Le sue parole, ricche di ammirazione e di una profonda visione dell’alta letteratura, hanno alimentato la mia convinzione che la scrittura potesse essere una forma di resistenza contro la banalità, un atto di ribellione contro il conformismo del quotidiano. In quel contesto, Poema nero si è trasformato in una sorta di manifesto.
In sostanza, l’opera nasce da una convergenza di ispirazione e disperazione, di luce e ombra, un percorso interiore in cui ogni verso si è fatto specchio di emozioni inconfessate e di desideri mai domati. È un poema che, come un incantesimo, cerca di trasfigurare il dolore in arte, per dare voce a quella parte di noi che spesso resta celata, molto spesso, dentro ognuno di noi.
Con questa opera hai ottenuto importanti riconoscimenti: il Premio Letteratura Italiana Contemporanea 2023; la menzione speciale di merito al Premio Letterario Internazionale L’Alloro di Dante 2023, al Concorso Letterario Nazionale Argentario e Premio Caravaggio 2023, ma soprattutto il primo posto assoluto al Premio Internazionale Città di Latina 2024. Qual è la forza di Poema Nero?
AM. La forza di Poema Nero risiede nell’autenticità, nella volontà di mettere a nudo l’essere umano in tutti i suoi limiti e debolezze, trovando un senso anche alla sua innata forza. Non è un testo che concede sconti o consolazioni. I riconoscimenti legati ai Premi Letterari sono senz’altro una soddisfazione che ricompensa principalmente il sacrificio e’enorme lavoro profuso in tutta la “gestazione” del poema, ma è stato prettamente l’unico modo per poter far leggere il testo a quanti più lettori possibili, addetti ai lavori e non.
Un lavoro letterario corposo che conta oltre le 500 pagine; in poche parole cosa troverà il lettore immergendosi nella lettura?
AM. Il lettore troverà un universo denso, un labirinto poetico in cui ogni parola è scolpita con ferocia e delicatezza al tempo stesso. Poema Nero non è solo un’opera letteraria, ma un’esperienza totale: un viaggio attraverso la dissoluzione e la rinascita, la bellezza e la rovina, il tormento e l’estasi della condizione umana.
In questo oceano di pagine, chi leggerà verrà catapultato in un flusso di immagini e sensazioni che sfidano la percezione del tempo e dello spazio. È un’opera che si nutre di una lingua viscerale, di visioni potenti e di un lirismo che sfugge alle definizioni convenzionali. Qui la poesia diventa materia viva, si contorce, si spezza, si ricompone, offrendo un confronto diretto con l’abisso e, forse, con una nuova forma di verità.
Chi sceglie di entrare in Poema Nero deve essere pronto ad abbandonare ogni certezza e a lasciarsi travolgere: troverà una letteratura senza compromessi, un canto oscuro che pulsa al ritmo delle profondità più segrete dell’essere umano.
Nel 2024 pubblichi, per Edizioni Ensemble, la silloge L’immagine Deforme un titolo che mi fa pensare ad una realtà spesso falsata… Qual è la reale interpretazione?
AM. L’immagine Deforme è un titolo che racchiude un’intera visione del sé e dell’esistenza: un mondo in cui la realtà non è mai ciò che appare, ma una superficie distorta, uno specchio incrinato che rimanda frammenti di verità impossibili da ricomporre del tutto. Viviamo immersi in una rappresentazione falsata di noi stessi e di ciò che ci circonda, prigionieri di illusioni che la società ci impone o che, inconsciamente, scegliamo di accettare per sopravvivere. Ma la deformità, in questa raccolta, non è solo un difetto, non è solo corruzione o rovina: è anche rivelazione. È attraverso la frattura, attraverso la dissonanza, che emerge l’autenticità più cruda. I versi dell’Immagine Deforme scavano nelle pieghe dell’essere, nei margini del dolore e dell’insonnia, nelle ombre che rendono difficile perfino riconoscersi. Il titolo allude proprio a questo: alla lotta con la propria identità, con il riflesso che cambia, con un’immagine che si sfalda e si ricostruisce continuamente, con il desiderio di trovare una forma definitiva attraverso la lotta, il cadere e rialzarsi.L’immagine Deforme è un viaggio attraverso la percezione e la dissoluzione, una poesia che si muove sul confine sottile tra il vero e il suo inganno, tra la bellezza e la sua rovina. È un’opera che non vuole offrire risposte, ma aprire ferite, lasciando che sia il lettore a specchiarsi nelle sue distorsioni e a trovarvi la propria essenza.
Estrapolo questo stralcio della recensione di Martina Attanasio: “Questo libro, che è un po’ un viaggio nell’antro più oscuro dell’anima, è diviso in sei parti e inizia con il dolore per finire con resilienza…” (link sito) leggo con piacere che parti con il Dolore ma completi con la Resilienza. Quanto lasciare uno spiraglio di luce, di speranza, in uno scritto è importante per te?
AM. Lasciare uno spiraglio di luce non è mai una concessione facile né un atto di consolazione. La speranza, con L’immagine Deforme, non è qualcosa di immediato o rassicurante, ma una fiamma fragile che resiste nonostante il peso del dolore. Se il viaggio inizia con il tormento, con il senso di frattura e alienazione, l’approdo finale non è una vittoria, ma un riconoscimento: la consapevolezza che, anche nel caos, si può trovare una forma di resistenza. Per me, la scrittura è un atto di verità. E la verità non è mai univoca: è sofferenza e possibilità, è disfatta e ricostruzione. Non credo nella speranza ingenua, nel lieto fine forzato, ma credo nella forza della parola come gesto di sopravvivenza. La resilienza, alla fine del libro, termine ormai sdoganato ma che io scelgo di utilizzare appositamente con criterio e lucidità, non è la negazione del dolore iniziale, ma la sua trasformazione. È la stessa sofferenza, lo stesso abisso, ma guardati con occhi diversi, con la coscienza che esistere è un atto di resistenza continua.
Dare una possibilità alla luce non significa addolcire il messaggio, ma riconoscere che, anche nelle ombre più fitte, l’essere umano è capace di trovare un senso, fosse anche solo nell’atto stesso di scrivere, di raccontare, di lasciare una traccia.
Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
AM. Il mio rapporto con la spiritualità è complesso, frammentato, forse persino contraddittorio. Oserei dire nebbioso. Non è una fede cieca, né un rifiuto totale: è piuttosto un costante interrogarsi, un oscillare tra il bisogno di un senso e la vertigine del nulla.
La mistica, per me, non è un rifugio né una promessa di redenzione. È piuttosto uno spazio di inquietudine, un territorio instabile dove il sacro e il profano si mescolano, dove il divino è spesso un’assenza più che una presenza. Nella mia scrittura, questo si traduce in una tensione continua tra il desiderio di trascendenza e la consapevolezza della caducità umana, tra la ricerca di un assoluto e la disillusione nei confronti di qualsiasi certezza imposta. Se c’è una forma di spiritualità che mi appartiene, è quella che nasce dal dubbio, dall’ombra, dall’errore. È la spiritualità del poeta che non prega, ma scrive; che non attende un segno, ma lo cerca nelle crepe del reale, nella bellezza autentica delle cose. È una spiritualità che non dà risposte, ma che sa che le domande, se poste nel modo giusto, possono illuminare più di qualsiasi dogma.
Ho letto che sei padre, se dovessi scrivere per tua figlia una lirica su un malessere della società odierna, quale argomento tratteresti?
AM. Già in Poema Nero prendo spunto dalla responsabilità di essere padre, e dall’eredità di valori che vorrei trasmettere a mia figlia. A prescindere da tutto questo, credo che quando sarà più grande le parlerò della perdita di autenticità che negli anni si è esponenzialmente concretizzata, livellando verso il basso le menti e riducendo il pensiero critico a zero. Viviamo in un’epoca in cui tutto è spettacolarizzato, filtrato, alterato dall’ossessione di apparire piuttosto che essere. La società impone maschere, impacchetta emozioni in formati vendibili, trasforma anche il dolore in una performance da consumare.
Vorrei metterla in guardia da questa illusione, insegnandole a riconoscere la differenza tra il vero e l’artefatto, tra ciò che nutre l’anima e ciò che la svuota. Le direi di non avere paura di essere imperfetta, fragile, vera, perché è solo nell’autenticità che si trova una forma di libertà.
Come detto sei un amante del Rock, e sul tuo canale YouTube tratti una rubrica dal titolo Letteratura Rock, in che consiste?
AM. Letteratura Rock è un progetto che nasce dal desiderio di intrecciare due delle forme d’arte più potenti e profonde: la poesia e la musica. Nel mio canale YouTube, questa forma esplora il legame profondo tra il linguaggio poetico e l’anima del rock, due dimensioni che si nutrono di ribellione, inquietudine e ricerca di verità. Non si tratta solo di analizzare testi di canzoni o di raccontare la storia di un genere musicale, ma di scavare nella radice poetica del rock, nella sua capacità di farsi racconto dell’esistenza, grido di rivalsa, rito collettivo e confessione intima allo stesso tempo.
Questo viaggio, iniziato come una serie di video, è destinato a trasformarsi in qualcosa di ancora più concreto: una silloge poetica che vedrà la luce in primavera, unendo versi che si ispirano all’energia e alla liricità del rock, alla sua capacità di farsi carne e vibrazione. Un progetto che avrà un valore ancora più speciale per me, grazie alla prefazione d’eccezione di Paolo Benvegnù, artista straordinario, voce intensa del cantautorato italiano e autore di testi meravigliosi, purtroppo recentemente scomparso.
Sapere che un’icona del rock italiano come Paolo Benvegnù sia stato catturato dai miei brani e che abbia creduto quanto me in questa raccolta, prestando la sua sensibilità per presentare l’opera, è un onore immenso. È anche un modo per rendergli omaggio, per portare avanti quella tensione artistica che lui stesso ha incarnato con la sua musica e le sue parole. Letteratura Rock non è solo un tributo al passato, ma un manifesto per il presente e il futuro: un invito a non dimenticare che la poesia e la musica sono ancora strumenti di lotta, di bellezza, di resistenza contro l’omologazione.
Se potessi viaggiare nel tempo e conoscere uno degli artisti musicali da te più apprezzati, chi sarebbe e cosa gli chiederesti?
AM. Bellissima domanda. Senza ombra di dubbio, mi piacerebbe sedermi accanto a John Lennon, magari in una stanza fumosa nell’Inghilterra di quegli anni, una chitarra appoggiata al muro e un silenzio denso di possibilità nell’aria. Lennon non è stato solo un musicista, ma un poeta elettrico, capace di trasformare il disincanto in arte, il dolore in melodia, la rabbia in rivoluzione. Gli chiederei cosa ha significato, davvero, essere un outsider anche quando il mondo intero lo considerava un’icona. Se la fama, alla fine, è stata più una prigione o un lasciapassare per la libertà. Temo più la prima, ma non si sa mai.
Gli chiederei se oggi scriverebbe ancora Imagine o se, guardando il mondo contemporaneo, cambierebbe ogni parola, sostituendo l’utopia con il disincanto, la speranza con la denuncia. E gli domanderei se crede davvero che la musica ancora oggi possa cambiare qualcosa, oppure quanto il tempo abbia trasformato quel sogno in un’effimera illusione.
Ma se potessi scegliere di vivere in un’altra epoca, allora sì, avrei tanto voluto essere il quinto Beatle, un’ombra discreta negli Abbey Road Studios, testimone di quell’alchimia irripetibile, magari con un quaderno in mano, o meglio ancora, la macchina da scrivere, a stendere versi mentre Lennon e McCartney creavano la storia. E forse, nel caos creativo di quegli anni, avrei trovato il mio posto, tra poesia e rock, tra parole e note, tra sogno e rivoluzione.
A quali progetti stai lavorando?
AM. Sto lavorando a diversi progetti, tutti con un’anima forte e una precisa direzione artistica. La mia scrittura non si ferma mai, e ogni nuovo lavoro è un passo ulteriore verso una visione letteraria che vuole essere intensa, evocativa e, soprattutto, necessaria.
Uno dei progetti più imminenti è la già citata silloge poetica Letteratura Rock, che in primavera vedrà la luce. Sarà un libro che trasporterà il lettore dentro le sonorità e le atmosfere del rock, filtrate attraverso la potenza della parola poetica.
Ma non mi fermo alla poesia: ho in cantiere due, forse tre opere di saggistica che tratteranno temi forti, non convenzionali come è giusto che sia, per quanto mi riguarda
Infine, continuo a sviluppare il progetto su YouTube e a portare avanti la scrittura, sia di canzoni che di monologhi provocatori e anticonformisti.
Insomma, i progetti sono tanti e ognuno di essi è un pezzo del mio percorso, un tassello di una visione artistica che vuole lasciare un segno, senza paura di andare contro il mercato mainstream.
Come anticipato: Sei un autore che ama andare controcorrente, non seguendo la massa. Ami sperimentare e dare un’impronta tutta tua. Questo tuo modo di agire ha penalizzato il tuo percorso artistico?
AM. Ho sempre scelto di non appartenere a niente. Andare controcorrente non è mai una scelta facile, soprattutto in un mondo che premia l’omologazione e la ripetizione di formule già collaudate. Il mio percorso artistico, senza dubbio, ne ha risentito: sperimentare significa spesso trovarsi ai margini, lontano dai circuiti più accessibili, lontano dalle strade che garantiscono visibilità immediata. Significa anche scontrarsi con un pubblico che, a volte, fatica ad accogliere ciò che esce dagli schemi, ciò che non offre risposte facili o consolazioni immediate.
Ma, allo stesso tempo, questa è stata anche la mia più grande forza. Non mi interessa scrivere per piacere a tutti, né piegare la mia voce a ciò che il mercato vuole. Preferisco rischiare, preferisco perdere piuttosto che tradire la mia visione. Ogni mio libro, ogni mio progetto nasce da un’urgenza autentica, non da un calcolo. E, alla fine, credo che sia questo a fare la differenza: chi legge le mie opere sa che non troverà qualcosa di scontato, ma una scrittura viva, ruvida, capace di lasciare un segno.
Quindi sì, il mio modo di agire ha reso il percorso più tortuoso, più lento forse. Ma non lo cambierei mai con niente al mondo. Perché se c’è una cosa che ho imparato, è che la vera letteratura, quella che resta, non è mai figlia del compromesso, ma dell’onestà. Non è un’operazione di marketing.
Descriviti in una sola parola?
AM. Avanguardista.
RINGRAZIANDO ALESSIO MIGLIETTA PER AVERMI RILASCIATO QUESTA INTERVISTA, VI RICORDO CHE TROVATE TUTTI I SUOI LIBRI A QUESTO LINK
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