COME JOHN LENNON di Alessio Miglietta





1940 Mi chiamo Sam Douglas Williams, nato a Liverpool – come John Lennon – il nove dicembre di uno a scelta degli anni Quaranta – come John Lennon – nel Maternity Hospital di Oxford Street – come John Lennon.

Non ho mai conosciuto i miei genitori, che mi abbandonarono mentre ero occupato a prendere il sole in incubatrice. Dopo qualche anno in un istituto per infanti solitari, il giorno della bomba su Hiroshima mi hanno affidato ai coniugi Spencer, Paul e Jane. Avevano già un figlio, Martin, la cosa non mi preoccupava ma sapevo che la convivenza sarebbe stata complicata sin dagli esordi.

Jane cercava di essere più mamma possibile, ma Paul mi teneva in riga con un'educazione molto severa, pur improntata in un sostanziale e diplomatico affetto, che mi ha reso taciturno fino all'età della pubertà. In alcuni tratti della mia adolescenza sembrava voler soffocare continuamente la mia già delineata indole ribelle, avida di sogni e libertà.
In quel periodo i miei maggiori svaghi erano il cinema, le riviste per adulti ed i lunghi viaggi in tram alla volta di Penny Lane – come John Lennon – dopo la scuola.

Intorno ai diciotto anni mi avvicinai per la prima volta a due strumenti che avrebbero segnato la mia scalata alla volta del mondo: macchina da scrivere e sigarette senza filtro, ciò significava le prime composizioni letterarie ed una gran voglia di spaccare il culo al prossimo – ergo, competizione.

Rimarrà nella storia una frase di Paul e Jane Spencer, quando decisi di andarmene da quella casa , teatro dei sogni rattrappiti, mentre Martin ghignava soddisfatto come se si fosse tolto finalmente un tappo dal culo: con quell'affare non ti guadagnerai mai da vivere!
Beh, si sbagliavano. Sia sul figlio, rinchiuso in una comunità da almeno tre anni, dopo aver dedicato una vita intera all'eroina, sia su di me, che sono diventato, in poco tempo, uno scrittore di successo.

1977 Da un paio di anni, non ho più idee, ed è un problema. Perchè con quelle mi guadagno da vivere. E, soprattutto, perchè ho sperperato tutto, e se non faccio uscire in fretta un nuovo romanzo, anche l'editore mi darà un sonoro calcio in culo, tanto forte da farmi emigrare. In più, fino a ieri, faceva un caldo da sentirsi male, sarà che io in estate non riesco a concentrarmi.

Il mio foglio è davanti a me, nella stessa macchina da scrivere che comprai, con le poche sterline che guadagnavo verniciando i muri dei vicini. Sembra chiamarmi per scaldarlo, in questa notte apatica. È più fredda del mio cuore, questa macchina da scrivere con i cuscinetti paraurti in cuoio nero. Prova a fornirmi qualche ricordo, ed anche questa volta ci riuscirà.
Lo scalderò con il mio inchiostro bollente, a suon di ticchettii, e mi sentirò di nuovo vivo, come qualche tempo fa. Sognare mi ha portato al successo, ma ora che le mie idee brillanti sono svanite, come per colpa di un rito voodoo, ho paura che continuando a sognare come uno scrittore amante del sesso e della bella vita, un giorno di questi morirò di fame.
Non ho neanche i soldi per le sigarette senza filtro. Fa molto hippie – come John Lennon.
Ho anche le rate della Maserati da pagare il primo di ogni mese, senza parlare dell'affitto, del mantenimento della mia ex moglie e delle casse di whisky che tracanno, per non pensarci, nelle notti di luna piena. Fa molto meno hippie.

1979 Inizio a preoccuparmi, soffro di vertigini senza essere più in cima al mondo, proprio ora che sto per schiantarmi al suolo. Di questo passo diverrò molto più cinico e meno sognatore. Sarebbe anche ora, dal momento che ho appena passato il traguardo dei quaranta e che mi comporto ancora come un bambino viziato più da se stesso che dagli altri.
Ma finalmente, dopo tre mesi di agonia è finita l'estate, molti trarranno dei bilanci della stagione appena conclusa, tra amori, conquiste, successi, viaggi, lavoro, amicizie, progetti, ripartenze di slancio o periodi sabbatici.
Sto vivendo una giornata molto particolare oggi, non so da cosa dipenda ma accolgo tutti i benefici di una brezza fresca che accarezza la mia schiena nuda. Mi sento calmo, insolitamente.
Mi piace l'idea delle piogge di inizio autunno, è quel poco che resta della mezza stagione, sono felice che torni l'inverno, lo trovo più romantico e più intimo, adoro l'idea di poter conoscere una donna sotto la neve a fiocchi, e le sensazioni della vigilia di Natale, che arriverà in un lampo, con la sua trepida attesa ed il tradizionale delirio da centro commerciale.
Forte di tutto questo, con la fine dell'estate potrò tornare a scrivere, fertile di idee come la terra nella sua migliore stagione – anche se lo dico già da due anni, anzi, due estati.
Forse tornerò a strimpellare la mia chitarra impolverata come un tempo – come John Lennon.
Probabilmente mi allontanerò per un pò di tempo da tutto quanto, anche da Liverpool.
Ho bisogno di ripartire da zero, ho voglia di avere una chance. Che sia la prima, la seconda o la settima, poco importa. Ma non voglio pentirmi. Mai più. A partire da adesso.

1980 Vivo a New York City, già da qualche mese. Oggi è l'otto dicembre. Un tizio mi ha appena chiesto di autografargli una copia del mio primo romanzo, e fa sempre piacere, devo essere onesto. Mi fa ancora sentire un re.
Quel libro venne definito il nichilismo al potere dalle maggiori testate giornalistiche. All'epoca feci scalpore, e guadagnai così un mucchio di soldi.
Ora mi sta puntando una pistola al cuore, ha gettato il mio libro a terra e conserva in tasca una copia del Giovane Holden di Salinger.

Dice di chiamarsi Mark David Chapman, e sta per premere il grilletto.
Dice di aver letto quell'articolo di giornale dove parlavo di nichilismo al potere, e chi mi da la caccia da quel lontano giorno.
Dice di agire per mano di Dio, e che anche io, finalmente, dopo anni passati a nascondermi, sarò punito – proprio come John Lennon.

AM

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