L'ESTATE di Alessio Miglietta

Una cicala frinisce in lontananza, le gocce di sudore brillano come perle sui lati della fronte, il sole che picchia duro in mezzo al ring del cielo, in una classica giornata d'agosto.
Lui se ne sta affacciato dal balcone della sua casa in riva al mare, con i piedi piantati nelle mattonelle quadrate di cotto rosso più ombreggiate e fresche, cercando con gli occhi qualche pensiero dissetante e, chissà, almeno un paio di ragazze a seno nudo, tra le centinaia che prendono la tintarella.
Una musica si fa largo gentilmente tra le chiacchiere stanche e accaldate dei bagnanti, dagli altoparlanti di uno stabilimento poco più in là. È una canzone degli anni Sessanta, che lo riporta al giorno del loro matrimonio.

Sorride, la dedica con il pensiero a sua moglie, a se stesso, a tutte le donne amate da ragazzo nelle notti d'estate, e mai maltrattate, come si usa invece fare al giorno d'oggi.
Nonostante siano cambiati mille e più dettagli da quegli anni lontani, meravigliosi, liberi e appannati, la bellezza della loro casetta al mare sembra essere rimasta immutata ai graffi del tempo. Come la loro unione.
Lui l'ha sempre vista, nell'intimo del suo cuore, meravigliosamente normale, e allo stesso tempo speciale, appunto per questo, per la sua normalità. Ha sempre sognato di poter invecchiare, insieme a sua moglie, proprio lì, tra quelle mura pensionate e sbucciate dalla salsedine, serenamente, nella loro casa affacciata sul mare.
Quella terrazza in calce bianca è senza ombra di dubbio il suo angolo preferito della casa, quasi un pezzetto di paradiso, capace di far viaggiare la mente lontano, fino all'orizzonte, dove mare e cielo si baciano. Dove il profumo del basilico fresco, che cresce in vasetti di terracotta sistemati con cura sul davanzale dalle mani sapienti di sua moglie, invade l'aria estiva.

Pranzetti preparati con amore, a base di pesce e di buon vino, che sceglie sempre lui, come per renderle grazie con un tocco di morbido romanticismo che non appassisce mai. E che per molti, probabilmente, rientra nella categoria degli antiossidanti.
Tra i rumori di posate dei vicini e il silenzio dei grilli che cantano, lui prepara la tavola, spostando il centrotavola bianco, fatto all'uncinetto, e un vasetto da conserve, ben lavorato e troppo grande per sughi o marmellate, colmo di fiori freschi.
Poggia tutto sulla sedia a dondolo in vimini con morbidi cuscini color panna, sia i giochi di enigmistica di sua moglie che i suoi giornali sportivi. E gli occhiali da lettura, lasciati lì a riposare, in attesa di una mano qualunque che sfiori a tastoni il tavolino per inforcarli. Talvolta prendendo il paio sbagliato, quello della propria metà.

Prima di mettere la tovaglia di cotone bianca con disegni verde pastello, copre il tavolo con un mollettone per proteggerlo dal calore e per attutire il rumore di piatti e bicchieri, che tuttavia liberano sempre qualche lieve tintinnio a contatto con la fede nuziale.
Sposta il tavolino poco più verso l'interno della terrazza, in modo che sia protetto dall'ombra di una vaporosa e fresca nuvola di bouganville. Posa le posate alla destra di ogni piatto, e dei tovaglioli in cotone sul lato opposto, infine sistema nuovamente il centrotavola e il piccolo vaso con i fiori freschi.
Lei arriva, finalmente, bellissima e senza un filo di trucco, meravigliosamente semplice, e allo stesso tempo speciale, appunto per questo, per la sua semplicità.

Arriva, con un vassoio grande e pieno di pesce alla griglia da un lato – non le va di preparare il primo, oggi, fa troppo caldo – e un trionfo di bruschette con pomodori, origano e cipolle a colorare il tutto. Poi si siede accanto a lui, sorridendo.
Lui stappa la bottiglia verde speranza del vino bianco, ne versa due dita nel bicchiere di sua moglie, poi fa lo stesso per sé.
Un attimo di silenzio, per sentire lo scroscio del mare e le grida dei gabbiani, per godersi un flebile soffio di vento, guardandosi negli occhi per un brindisi e un bacio, per un "buon appetito", un "grazie", un "ti amo come il primo giorno", e un sorriso imbarazzato. Come quel primo giorno.
Proprio nella loro casa al mare, in un giorno qualunque di un agosto – non sempre è moglie mia non ti conosco – caldo come non lo è stato mai.
È semplicemente questo il segreto.

Cose semplici, pazienza, e una via di fuga da scegliere insieme, prima di fare l'amore, durante la prima notte di nozze.
L'amore si fa in due, o forse, semplicemente, si crea. Proprio come una casa.
Dalle fondamenta in poi, nessun dettaglio è insignificante, lo dicono in tanti ma lo sanno in pochi, e non c'è bisogno di essere un architetto, o un costruttore edile, per riconoscerlo.
Si progetta, si gettano le basi, si tirano su le mura, poi si tiene in piedi, si assesta, si isola, si protegge. Dopo si pensa a completare la struttura, con gli impianti e le rifiniture, infine si personalizza e si vive, come se fosse sempre il primo giorno d'amore.
Sembra facile, ma non è mai così, un po' per la vita che corre molto più veloce di noi, un po' per colpa dell'abitudine, un po' per colpa nostra e un po' per i tempi che cambiano.

Prima o poi ci sarà bisogno di una, anche minima, ristrutturazione. A volte basta davvero poco. È sufficiente dare una bella mano di bianco, per cambiare l'aspetto di una stanza, o di una casa. C'è invece chi piazza gli esplosivi alle fondamenta, pigia il tasto rosso sul telecomando e fa crollare tutto. Fregandosene del tempo passato a sudare insieme durante i lavori nel cantiere del loro amore. Anzi, per alcuni è una vera e propria liberazione.
Ma per loro due no. È sempre stato così, nei loro quarantadue anni insieme, hanno trovato un vero equilibrio. Tanti rimangono senza parole, pensando a loro, forse per non sentirsi ad un passo dal fallimento.
È un'unione, la loro, capace di restare rimasta immutata ai graffi del tempo, come la loro casetta al mare. Dove invecchiare insieme.
Angolo di paradiso di una vita meravigliosamente normale, e allo stesso tempo speciale, appunto per questo. Per la sua normalità.

Finchè morte non li separi.

A.

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