LA LUNGA STRADA VERSO CASA di Alessio Miglietta

Dedalo Rosi era un uomo. Di questi tempi, è già una notizia. Carnagione pallida, sempre perfettamente sbarbato, magro ma con la pancia, un tatuaggio sul polso sinistro raffigurante un quadrifoglio. Dedalo Rosi se lo disegnò perché portasse fortuna. Appena qualche giorno prima di trovare la sua donna a letto con un'altra donna. Appena prima che lei, di riflesso, lo lasciasse. Anche Dedalo Rosi sentiva dentro di se una parte femminile, profondamente lesbica.
A Dedalo Rosi non piacevano le caramelle al miele, ed era preso in giro dagli altri anche per questo.
Un giorno Dedalo Rosi mangiò delle caramelle al miele e ... puf! ... fece un figlio. Così Dedalo Rosi decise di partire per il Giappone.
Dedalo Rosi mangiò molto sushi in Giappone, imparò la cultura giapponese e quasi dimenticò le caramelle al miele. Ma ne trovò una nel taschino della sua giacca rossa. Dedalo Rosi la mangiò, quella caramella al miele, e ... puf! ... partorì un alter ego, Alenzio. Alenzio aveva sempre ragione, e non parlava mai a sproposito.
Dedalo Rosi entrò nell'ordine di idee di non toccare mai più una caramella al miele, ma soprattutto, in gran segreto, decise di partire per l'Australia. Ma Alenzio, che era saggio e intelligente, lo scoprì e gli fece un culo così, lasciandolo in acque tanto oscure che il mondo si crogiolò, per tre notti consecutive, in un amplesso di noia e impotenza.

Note successive all'epopea di Dedalo Rosi.

Al risveglio, Dedalo Rosi procedette a passo svelto per una via buia, illuminata da pochi lampioni. Uno era spento, uno andava a intermittenza. Attorno agli altri si radunava un nugolo di moscerini o altre schifosissime bestioline simili.
Girò l’angolo a sinistra, costeggiando un muro di pietra. Qua e là fuoriuscivano ciuffi d’erba dalle fessure fra i mattoni. C’era anche un po’ di muschio. Poi, d'improvviso, un rumore, come una lama che stride sul vetro.
Proseguì velocemente, ancor più desideroso di tornare a casa. In seguito non lo avrebbe mai più ammesso. Ma in quel momento, come al solito, si stava riempiendo la testa di paranoie inutili. Alla fine della strada lo aspettava Alenzio, con il suo nuovo amico Elemento, un pellicano tropicale conosciuto a una degustazione di rhum. Elemento accese un sigaro, tenuto ben stretto nella punta del becco. Sbuffò via una nuvola di fumo, estese poi le ali, in tutta la loro ampiezza. Dedalo Rosi ebbe un attacco di panico, e svenne per altri tre giorni, mentre Alenzio saltò in groppa a Elemento, volando fino al cuore del tramonto.

Dobbiamo partire dal presupposto che l'essere umano sia un mosaico. Un mosaico di emozioni,di pensieri,di passioni. Siamo esseri splendidi e articolati, ma spesso abbiamo bisogno di svuotarci dal dolore, dalle infezioni della vita. Un tempo si usavano le sanguisughe, poi gli unguenti,i battuti di erbe benefiche, poi venne la volta degli antibiotici. Chi è ipocondriaco lo sa bene, anche Dedalo Rosi, tuttavia non usa nulla contro l'avvelenamento da realtà, e questo è un male. Se siamo un mosaico lo dobbiamo ai nostri sogni, sogni che troppo spesso teniamo in cantina. In quel momento l'uomo si ferma, e diventa un frammento di infelicità. Dedalo Rosi non fa differenza, Alenzio neanche, chi scrive ancora meno.

A volte, per essere felici, basterebbe restare immobili, e osservare una donna mentre allatta il suo bambino, mangiando del gelato, sul dondolo che li culla dal mondo. Ma non sempre è possibile. Ci si può consolare con le fusa di un gatto, con gli occhi commossi di una vecchietta che hai aiutato a portare le borse della spesa, con un semplice tramonto, o una sigaretta fumata in estate sotto un albero di noce.

Dedalo Rosi avrebbe voluto essere un astronauta, ma la tuta non si addice a un claustrofobico.

Alenzio avrebbe voluto essere un vigile del fuoco, ma resta sempre rapito dalla danza splendente delle fiamme.

Chi scrive, e vi ha raccontato questa storia, vorrebbe semplicemente saltare in groppa a un pellicano tropicale, volando fino al cuore del tramonto.

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