ELOGIO DEL RITARDO MENTALE di Alessio Miglietta

Spesso, mentre sono in macchina, nel percorso che traccio per andare dalla mia ragazza, incrocio un uomo, che a dispetto dei suoi 42 anni dentro è ancora un ragazzino.
Passeggia senza sosta da un capo all'altro del quartiere, talvolta sembra spaesato, perso nel nulla, in altre circostanze, in realtà rare come i denti di gallina, sembra assorto da un'infinità di algoritmici pensieri.
Diventa parte di un quadro in movimento, ritrovandosi nel mezzo di un fastidioso circo che invade la quotidianità.
Dentro è ancora un ragazzino perché pur avendo trascorso più di quattro decadi su questa terra, è rimasto imprigionato nei suoi quindici anni per cause apparentemente sconosciute; il suo nome è Luigi.
Mi è capitato di parlarci spesso, per quanto possibile, un paio di volte addirittura mi sono unito a lui in qualcuna delle sue passeggiate, per sentire quale dei due silenzi facesse più rumore. Luigi amava guidare, ma da quando ha imboccato contromano una strada provinciale i suoi parenti gli hanno confiscato, nell'ordine: chiavi della macchina, libretto della macchina, patente, macchina. Da allora, si muove soltanto a piedi.
Ho scoperto solo molto tempo dopo del suo grave ritardo mentale, ed è proprio in quel momento che ho iniziato a trovarlo realmente meraviglioso, e a invidiarlo, sentimento che si conviene, di solito, ai più fortunati.
Molti emarginano le persone come Luigi, fino a maltrattarli, altri fanno finta che non esistano, altri ancora li rinchiuderebbero in chissà quale moderna Alcatraz, o attingendo da hitleriana memoria, li farebbero fuori tutti, perché non meritano di respirare il loro stesso ossigeno.
Ma la verità è che in realtà, come in molti altri casi, è l'invidia a rendere ciechi. Dal mio punto di vista, una finestra sul mondo fin troppo personale e forse estrema, posso dire di provare profonda ammirazione per i ritardati, al punto che mi pento e mi dolgo di non essere come loro. Dopotutto io mi ritrovo a scambiare discorsi prettamente con chi parla del derby Roma-Lazio, o dell'ultimo concerto di Tiziano Ferro, dell'editoriale di Gene Gnocchi, o di decori sulle unghie, colori di capelli, tatuaggi con dubbi significati, o se sia il caso o meno di investire lo stipendio su un nuovo smartphone del cazzo, solo per citare alcuni agghiaccianti esempi. Quindi risulterebbe molto complicato capire chi abbia realmente dei problemi.

Chiunque può amare quando pensa di non esserne in grado, ma nessuno riflette quando si è certi che non abbia senso farlo. Invece i ritardati possono fare entrambe le cose, ed essere felici. È soprattutto per questo che li apprezzo.

E poi, parliamoci chiaro, hai mai visto un ritardato preoccuparsi del traffico, se il canone rai sia giusto o sbagliato, o delle bollette che stanno per scadere?
Hai mai visto un ritardato preoccuparsi di non avere il posto fisso, o di non arrivare a fine mese?
Hai mai visto un ritardato preoccuparsi di un matrimonio che sta per finire?
Hai mai visto un ritardato combattere con il male di vivere, o con l'insoddisfazione di un'esistenza mediocre? Potrei andare avanti per ore ... ma la risposta è sempre e solo una.
Ma sai che cazzo gliene frega? I ritardati se ne infischiano allegramente, e vivono alla grande, attimo per attimo, confermando il detto "Conoscenza del vero, conoscenza del nero".

Io sento di provare profonda ammirazione per loro, a dispetto degli idioti che li deridono, apprezzo molto la loro bontà d'animo, la pacata curiosità e la capacità di stare al proprio posto, il sorriso negli occhi.
Farei a cambio anche ora, se potessi, senza pensarci due volte. Mi basterebbe saper riconoscere pochi volti, al mio risveglio: la donna che amo, la nostra gatta, mio nonno, che riposa in pace, in una fotografia che tengo sempre con me, e pochi frammenti sparsi della mia sconclusionata famiglia. E mi ritroverei così a fare lunghe passeggiate, proprio come Luigi, camminando senza sosta da un capo all'altro del quartiere, magari sembrando spaesato agli occhi di un ragazzo in macchina, ma con la spensieratezza che inseguo da sempre, perché a me questa vita non piace, il mondo non piace, e tutto gira al rovescio, perché forse questo mondo non è altro che l'inferno di un altro pianeta.

AM

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