MONOLOGO DI UN ADDIO [Cieli Di Valium] di Alessio Miglietta

Rimpianto.
Eppure mi sento sensibile a lei così come lo sono al suono del violino in una ballata rock.
Quel violino è lei, velluto angelico che si infrange sulle mie eclissi, rifrangendogli contro la mia luce perduta.

Ascolto il mare, la più bella ballata rock mai scritta dalla natura, fusione sublime di poesia, chitarre invisibili, di orchestre, e percussioni sulle rive.
Sorrido, assuefatto.
Ascolto il mare e mi distendo sulla sabbia morbida.
Guardo il cielo, e sembra primavera, posso chiudere gli occhi e volare con la fantasia.
Penso a lei, ed il mio sorriso si ritrae, ferito.
L’ho persa nei miei giorni, l’ho persa nei miei desideri inesplosi, l’ho persa, e tanto basta a rendermi un’incognita che cammina, respira, fuma troppe sigarette, e che poi, d’un tratto, troppo spesso si ferma. A pensare a lei.

Il tempo scorre, e ci allontana, l’ha sempre fatto, anche nei miei sogni, come se avesse una fottuta fretta di riaverla, ma sappiamo entrambi quanto lei sia mia, non del tempo.
A volte, la notte rappresenta un brivido infinito per me, e lei si affaccia al confine del regno di Morfeo, facendomi perdere il gusto del sonno.
Passo molte lune a pensare a lei, a come sarebbe rivederla, riaverla, sentire il suo profumo, ammirare il suo sarcasmo così vicino al mio, sorridere insieme, con gli occhi, senza avventurarsi in discorsi d’amore troppo banali.
Lei non è mai stata banale, si veste di nero ed ama i poeti, i cantautori e gli anni ’70, la sua fantasia vola come un aquilone, ed ha sempre avuto un sorriso per me.
Il nostro amore era grande, ma grande davvero, elegante e sottile, ma forse troppo acerbo, era questo il suo limite. Ed i limiti non ci sono mai andati a genio. Mi chiedo spesso se dopo questo tempo passato e annodato come una cravatta, saremmo mai capaci di creare di nuovo quella stessa magia. Istintivamente sono sicuro di sì, magari con fare molto meno altalenante.

Rimango disteso su questa sabbia, umida come una nuvola, e scivola il tramonto sui miei pensieri morbidi. Il sole è scappato via, e compare la luna.
Penso a voce alta, contro il mare, come se parlassi a lei.
È il tuo momento amore mio, la scena è tutta tua.
Incantami ancora e non fermarti stavolta, perché ho voglia di contatto, abbracciami, accarezzami, affievolisci il mio tramonto su di te, succhia la mia energia, il mio tempo, il mio tormento, la mia ostinazione a sbagliare strada. Sorridimi.
Liberami dai miei veleni, e amami, potrei ancora aver bisogno di te, dimmi che rifaresti ogni cosa, e che sono ancora parte di te. Sorridimi.
Portami sull’orlo del mondo e facciamo l’amore lì, come fosse quel parco, dove ci siamo amati, dove ci siamo fatti delle foto, pezzi di noi, su quella panchina, dove ci siamo scambiati un bacio lungo un giorno, promesse, parole, sogni.
E amore.
È l’ultimo dei sogni che mi resta, ed è come se fosse una farfalla che mi gira intorno, come se tu fossi sempre qui, vicino a me.
A sorridermi, a proteggermi.
Protège moi. A guardarmi.
Règarde moi. Ad incantarmi.
E poi, silenzio. Semplicemente.
Strade lontane. Cuori accesi. Luci ferme. Parole nella notte. Cieli neri. Vetri infranti. E candele. Emozioni e paure.
Vento trasparente.
Che sfiora i suoi capelli sul mio petto, e dentro in fondo vive lei, c’è lei, esiste lei, appartiene lei, proprio al centro del cuore, e fiorisce come un’orchidea, come un verso in cerca di poesia.

Ascolto il mare, e mi parla di te, la più bella ballata rock di tutta la mia vita, melodia che ho accarezzato, stretto a me, ammirato, fusione sublime di sguardi, libertà, chitarre invisibili e percussioni sul ventre.
Proprio come il mare, che spazza via la noia e la voglia di sentirsi inutili.
Lei è il mare per me, e la cerco aldilà dell’orizzonte per ammirarla, quasi fosse un tramonto nuovo, profumato di estasi.
Ma l’estasi è lontana, e lei ancor di più.

Sole & Luna, Cielo & Mare, Mente & Cuore, amanti eterni.
Forse, dannatamente incompatibili.

Ma ascolto il mare, senza fermarmi, non mi resta che quello per tenerla vicina.

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