IL VUOTO ELETTRICO di Alessio Miglietta

Corro veloce nel vuoto elettrico, veloce come una lepre il giorno dell'apertura della caccia. Cerco similitudini particolari in uno spazio avverso, e provo a mettere a fuoco tutto ciò che ho intorno. Troppe volte ho visto cose che mi hanno reso cieco. Ogni volta è stato come morire, e rinascere, allo stesso tempo. Prendo aria nuova, mentre il cielo indossa una scura corona di pioggia, pronta a ustionare i miei silenzi, ormai chimicamente in atto.

Respiro questa mattina così fredda, priva delle cuciture della quotidianità. La mia sigaretta accesa accompagna il tuo caffè, come farebbe una madre con il figlio maschio diretto all'altare, il giorno delle nozze. Anche all'orizzonte, l'ultima nebbia si dirada. 

Respiro questa mattina così fredda, e lo faccio a fondo, come se non lo avessi fatto mai, senza inciampare sugli scalini del cuore. Muovo finalmente passi più sicuri, dopo una notte di pioggia e lacrime – nel vuoto elettrico – e di pensieri messi in fila – nel vuoto elettrico – come automobili in tangenziale, all'ora di punta. Oggi è un giorno nuovo, lavato a mano e messo ad asciugare, in questo dicembre ancora pieno di sole, dove anche l'inverno più intenso sembra essersi scordato di noi.

La mia sigaretta brilla ancora, e tutto inizia a danzare, in questo silenzio ovattato come una sala d'incisione. Anche il fumo fa ombra, da queste parti, non si può toccare, ma lo puoi vedere anche tu, in questo casinò cerebrale dalle mille luci. Guardalo, sta attraversando il cielo e arriva quasi a sfiorare le nuvole, cavalcando il vento. Una musica si trascina avanti e indietro, come per circondarmi e disarmarmi. Amo tutto l'odio che riesco a respirare, in questo tunnel di adrenalina, e di bagliori a intermittenza. Creando questo mare artificiale e inquieto – un oceano sognante e assassino di banalità – tu sei l'ultima immagine ad arrendersi, capace fino in fondo di riportare a galla o annegare ogni respiro. Amori liquidi nel vuoto elettrico, che depositano le loro tossine sul fondo della vita, e della mente; eroi silenziosi che si incontrano agli angoli di una strada cardiaca senza segnaletica, meravigliosi angeli custodi in borghese. Proprio come noi.

Cerco qualcuno sulla soglia della mia anima, la guardia è abbassata e posso sporgermi per guardare oltre. Scorgo i miei sensi oltre tutti i miei silenzi, c'è una parte di te su ognuno di loro. Sembrano appena verniciati di rosso, e bianco e giallo, non c'è nulla di nero, stranamente. Tutto sarebbe in perfetto equilibrio, con te. Gusto. Olfatto. Vista. Udito. Tatto. 

E tu ci sei dentro, serpeggi al mio interno e mi fai sentire più forte, come se bevessi un siero magico che sa di te, ogni volta in cui ho bisogno di sopravvivere. Gusto. Olfatto. Vista. Udito. Tatto.

Non c'è più nulla che io possa fare, per essere diverso. Ti ho dato tutto, tutto ciò che avevo dentro. Cerco qualcuno dentro ai miei sensi, ma non credo che sia tu quello che inseguo. Non più ormai.

Di me non resta che un'eclissi, mezze pagine di linee annotate, un suono ripetuto all'infinito. In questo mare verticale e inquieto – un oceano sognante e assassino di banalità – tu sei l'ultima immagine ad arrendersi, a rimanere così vicino al cuore, uno zefiro più fragile di tanti altri.

Tu sei stato la mia vita, il mio unico amico, hai diviso il dolore con me quando ero l'unico a sentirlo, tu sei i miei occhi, il mio cuore, sei l'odio che respiro mentre cerco l'amore. Tu sei sempre stato al mio fianco quando mi hanno ingannanato, sei stato il mio silenzio quando avevo bisogno di gridare, e il mio sorriso ogni volta che ho pianto.

Corro veloce nel vuoto elettrico, in questa mattina d'inverno così fredda, e di me non resta che un'eclissi. Ti vedo mentre mi guardi. So che non sai cosa dire, lo stesso vale per me. Ma ti prego, rendimi la libertà, dammi modo di prendere la mia strada, potrebbe essere la mia ultima occasione. Tu non sei obbligato a restare, puoi ancora sperare di salvarti, ma so che non puoi farlo. Tu sei il mio dolore più grande, e non puoi più rinascere.

Perchè tu sei me, e mi guardi da questo specchio, con gli occhi di un bambino che non posso più proteggere.


AM

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