C'è Troppa Frociaggine, di Alessio Miglietta
Sono entrato nel locale come chi entra in un deposito di sentimenti usati: odore di alcool, deodoranti economici, e quella polvere sottile di promesse comprate a rate. Non c’era bisogno di presentazioni: i sogni lì dentro erano venduti in tre taglie — small, medium, “non ci sono più le taglie di una volta” — e chi reclamava autenticità era subito catalogato come nostalgico o fastidioso. Io, cronista involontario, avevo solo una macchia di caffeina e il desiderio sbagliato di dire le cose come stanno. Non voglio che la mia voce sia una carezza. Voglio che sia un graffio che ti sveglia. Perché la cosa più irritante non è l’essere umano che ama in modo non standard: la cosa più irritante è la menzogna di chi fa finta di capirlo mentre incassa. La mercificazione dell’identità queer è un caffè amaro servito con guanti di pelle: estetica arcobaleno sull’etichetta, sfruttamento dietro il bancone. Pride corporate? È marketing con la bandiera di carta. Sponsorizzazioni che pagano so...