La Ragione del Cazzo: Autopsia di un Suicidio Elegante. Di Alessio Miglietta [monologo]


Viviamo nell'epoca della Ragione Pura. Non quella di Kant, quel vecchio parruccone di Königsberg che si illudeva di trovare le fondamenta universali del pensiero nell'architettura della mente umana. No, quella era roba per uomini che avevano il tempo di passeggiare e pensare. La nostra è una Ragione Pura distillata, purificata da ogni scoria di pensiero critico, di profondità, di silenzio. È la Ragione del Pollice, la logica inappellabile dello scroll infinito, l'imperativo categorico del doppio tap.
Questa nuova ragione è un trionfo. Ha colonizzato ogni anfratto della nostra esistenza con la promessa democratica del Nulla: tutti possono dire la loro, a patto che la loro sia una cazzata di massimo 280 caratteri o un balletto demente di quindici secondi. È la democrazia del vuoto pneumatico, dove il coglione e il premio Nobel hanno lo stesso peso: un like. Anzi, il coglione vince, perché ha meno pudore a mostrare le proprie miserie.
I. Il Confessionale Digitale e l'Onanismo dell'Io
Il tempio di questa nuova fede è il social network, un misto tra un panopticon e un cesso pubblico globale. Qui, miliardi di anime belle si mettono in vetrina, non per vendere qualcosa, ma per vendere se stessi. Ogni foto è una preghiera all'altare del Gradimento, ogni post un'elemosina di attenzione. "Guardatemi mentre mangio!", "Ammirate la mia profonda tristezza con filtro seppia!", "Contemplate la mia illuminazione spirituale dopo due giorni di yoga a Ibiza!".
È un gigantesco esercizio di onanismo digitale. Ci si masturba l'ego a vicenda in un cerchio infinito di validazione reciproca. Si vomita la propria vita, i propri pasti, i propri figli come fossero trofei, trasformando l'esistenza in una perenne campagna elettorale per il titolo di "Coglione dell'Anno". La privacy non è stata rubata; l'abbiamo svenduta per un pugno di cuoricini, felici di diventare i sorveglianti non pagati della nostra stessa prigione dorata. L'amicizia è diventata un numero, l'amore una "relazione ufficiale" da esibire, e il pensiero un'opinione preconfezionata da condividere per segnalare la nostra appartenenza al branco giusto. Siamo diventati i curatori del museo della nostra stessa banalità.
II. Il Vangelo secondo Amazon e la Schiavitù Griffata
Questa Ragione Pura si nutre di un carburante sacro: il consumismo. Se sui social vendiamo la nostra anima, con il consumismo compriamo le protesi per riempire il buco che abbiamo creato. Non compriamo oggetti, compriamo pezzi di identità, stampelle per un Io anoressico. L'ultimo smartphone non è un telefono, è uno status symbol che urla: "Non sono ancora del tutto obsoleto!". Le scarpe da mille euro non sono calzature, sono un certificato di appartenenza a una tribù di cretini con buon gusto (o pessimo gusto e tanti soldi).
Siamo schiavi griffati che lavorano in impieghi che odiano per comprare merda di cui non hanno bisogno per impressionare gente che disprezzano. La libertà non è più "essere", ma "poter scegliere". Peccato che la scelta sia tra la gabbia A e la gabbia B, entrambe progettate dallo stesso architetto per farci sentire unici mentre corriamo sulla stessa ruota del criceto. Ci viene venduta l'illusione della ribellione attraverso un paio di jeans strappati a trecento euro, o la promessa della purezza attraverso un frullato biologico al sapore di erba tagliata. Ogni acquisto è un piccolo esorcismo per scacciare il demone del vuoto esistenziale, un'aspirina per un cancro all'anima. E il giorno dopo, il mal di testa torna, e serve una dose più forte.
III. Lo Spasmo Tecnologico e l'Eiaculazione Precoce del Pensiero
E infine, il motore di questa giostra infernale: la tecnologia spasmodica. Il nostro sistema nervoso non è più nostro; è un'estensione dell'algoritmo. Ogni notifica è una piccola scossa elettrica, un richiamo del padrone che ci ordina di tornare a guardare lo schermo. La nostra capacità di attenzione è stata macellata, fatta a pezzi e data in pasto al dio della distrazione. Leggere un libro? Richiede troppo sforzo. Seguire un ragionamento complesso? Roba da vecchi. Il pensiero moderno è un'eiaculazione precoce: arriva subito, senza preliminari, e lascia un senso di insoddisfazione e appiccicaticcio.
Siamo perennemente "connessi", che è solo un modo elegante per dire che siamo perennemente soli insieme. Siamo in una stanza con altre persone, ma ognuno è nel suo piccolo bozzolo luminoso, a interagire con fantasmi digitali. La noia, la madre della creatività, è stata dichiarata illegale. Il silenzio, il padre della riflessione, è diventato un bug del sistema. Siamo diventati macchine per processare informazioni inutili, con la stessa profondità di una pozzanghera dopo un acquazzone.
Conclusione: Un Cimitero Illuminato dagli Schermi
La tragedia non è che ci stanno dominando. La tragedia, quella vera, cruda, politicamente scorretta, è che ci piace da morire. Abbiamo barattato la libertà, quella vera, faticosa e terrificante, con la comodità, la sicurezza e un'infinita scorta di dopamina a buon mercato. Nessuno ci ha costretto. Abbiamo scelto noi questo suicidio elegante, questa lobotomia volontaria.
Abbiamo costruito una civiltà che ha paura del buio, del silenzio, del dubbio e della propria stessa compagnia. Una civiltà di individui terrorizzati dalla propria insignificanza, che cercano disperatamente di lasciare una traccia digitale prima di venire scaricati nel cesso dell'oblio.
Questa non è la critica a un sistema. È il referto medico di una specie che ha deciso di estinguersi, non con un boato, ma con il rumore bianco di un feed che si aggiorna. E mentre le luci dei nostri schermi illuminano i nostri volti vacui, non ci accorgiamo che l'unica cosa che stiamo illuminando è la nostra stessa, elegantissima, tomba.

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