La Descrizione di uno Stile Nuovo: Alessio Miglietta
Alessio Miglietta non scrive per consolare. Le sue parole non sono carezze, sono schegge: schegge di specchi incrinati che riflettono il volto di un’epoca esausta. In lui non c’è la quiete da antologia scolastica, non c’è il rifugio delle metafore addomesticate: c’è un rifiuto netto, un bruciare le mani pur di non stringere il guanto dell’abitudine. È un autore che si muove nella zona grigia fra poesia e maledizione, fra narrazione e confessione. Se la lirica italiana contemporanea spesso indossa l’abito buono delle rime addolcite, Miglietta indossa invece una giacca strappata, con le tasche piene di silenzi, veleni e visioni. La sua parola è verticale, un taglio netto che separa i vivi dai sonnambuli. Il suo Poema Nero sembra un grido lanciato contro il conformismo, e non a caso ricorda le voci che hanno fatto della ribellione una religione: Pasolini per il furore morale, Bukowski per la sporcizia necessaria, Alda Merini per la febbre dell’anima. Ma Miglietta non è epigono...